Gusto, buongusto, moda e buon senso – come si mettono d’accordo?

E’ uno degli argomenti a me più cari e anche tra i più difficili da spiegare. Per questo fino ad ora non ne avevo mai scritto ma, qualche giorno fa, sotto una foto da me pubblicata si è aperto un dibattito che ho amato molto e mi è stata posta questa domanda:

“Sempre più spesso nella moda mi capita di chiedermi quanto il gusto può essere oggettivo (e quindi fondato su tutta una serie di “norme di stile”) o soggettivo. Cioè, esiste il gusto oggettivo? Esistono entrambi? Possono coesistere tra di loro? E se sì, fino a che punto possono star bene insieme? Ecco, tutte queste domande mi sono rispuntate fuori leggendo il tuo post, per questo ho chiesto.”

Proverò a rispondere ma non vi nascondo una certa “ansia da prestazione”! E poi vorrei anche sapere cosa ne pensate voi.

let's start!

Il gusto oggettivo esiste. Quelle che Laura (la ragazza del commento) chiama “norme di stile” potrebbero equivalersi a quando la mamma ci insegnava a ringraziare, salutare e dire per favore.Nel mondo della moda (e anche delle buone maniere), il gusto oggettivo, si trasforma in buongusto. Ignorare un dress code (ad esempio ad un evento), cercare di rubare la scena (pensiamo ad un matrimonio) o più semplicemente essere fuori luogo non si sposano certo con il concetto espresso in precedenza.

Il gusto soggettivo invece deriva da un insieme di informazioni che abbiamo acquisito durante la nostra crescita: quanto ha influenzato la nostra famiglia su ciò che indossiamo? Quanto gli amici o i posti che frequentiamo abitualmente? Perché facciamo determinate scelte, non solo nell’abbigliamento, e soprattutto, queste ci rispecchiano davvero? Ogni giorno?

Qualche giorno fa ho scritto un post, ancora in fase di evoluzione, sui sei macro gruppi di stile ai quali ognuno di noi appartiene. (Se vuoi scoprire il tuo, eccolo qui.) Questo proprio perché esiste un gusto soggettivo, soggetto – scusate la ripetizione – a delle “norme di stile” ben precise.

Poi c’è la moda, che spesso ci “investe” piuttosto che vestirci. Quante volte guardando vecchie foto vi siete chiesti “ma davvero indossavo questa roba? Sembro più grassa/brutta/vecchia/stanca“. Ecco. Questo accade quando la moda ci “investe”. Non ce ne rendiamo conto, seguiamo il flow e ci abbandoniamo a capi e accessori che probabilmente non avremmo mai preso in considerazione e che abbiamo abbandonato dopo neanche 3 mesi (il tempo di una moda passeggera).

L’unica fortuna è che quando hai 16 anni tutti indossano le stesse cose, dunque nessuno potrà più prendere in giro nessuno. E’ una macumba che si annulla da sola, passati i 25 anni. (Se volete parliamo della piaga delle tute jeans anni ’90 o dei capelli cotonati degli anni ’80, e i fuseaux Arena? Dove li mettiamo?)

Ed eccoci al buonsenso. Il buonsenso dovrebbe fare da mediatore tra tutti questi fattori: gusto oggettivo, soggettivo e moda.

Il buonsenso è quello che io, come consulente d’immagine, miro a tirare fuori da chi si affida a me – insieme al potenziale inespresso, la personalità e la creatività.

“Amo il lusso. Esso non giace nella ricchezza e nel fasto ma nell’assenza della volgarità.” (Cit.Chanel)

Questa frase potrebbe riassumere il concetto di buongusto anche se pensando a Chanel a molti potrà venire in mente l’eleganza classica e austera. In realtà lei fu una vera e propria rivoluzionaria dei tempi. Pensate al passaggio dal corsetto ai pantaloni da donna, merito proprio di CC.

Il buongusto dovrebbe guidarci ogni giorno nella scelta (in questo caso) degli abiti e degli accessori. Perché se la prima necessità è coprirsi, la seconda dovrebbe essere valorizzarsi. Ostinarsi ad indossare qualcosa che non ci dona – per svariati motivi: dalla carnagione al nostro fisico o alla nostra personalità – non ha senso perché il rischio di sentirsi a disagio è dietro l’angolo, praticamente dopo neanche dieci minuti che siamo usciti da casa.

Uscire dalla comfort zone fa benissimo, sperimentare, creare, giocare con gli abiti è fondamentale, ma bisogna sempre ricordare che il protagonista, l’attore principale, siamo noi e non l’abito! Non dovremmo farci ricordare per ciò che indossiamo, nel bene e nel male che sia.

Si dice che si è più belli quando ci si sente più belli, quando ci si vuole bene e si sorride.

Se siamo a disagio con ciò che indossiamo, se non rispecchia la nostra personalità e le nostre forme e colori, come possiamo stare bene con noi stessi e di conseguenza in mezzo alla gente? Come possiamo sentirci più belli? Anche solo per coccolare ogni tanto il nostro povero ego.

Concludendo: seguite la moda, con il buonsenso di capire quando è possibile, imparate le “norme di stile” del gusto oggettivo e poi fatevene uno vostro di gusto, il gusto soggettivo che comunichi al mondo chi siete, cosa volete, dove andate (un fiorino!)

Giuliana Piazzese

Palermo

Viaggio sola, e anche in compagnia, zaino in spalla o con la valigia, in ostello e pure in albergo. Insomma viaggio, lavoro da remoto e mangio tanto! E te lo racconto qui.

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