La libreria di Giorgia: Tenera è la notte

Sono ormai diversi anni che mi dedico alla piacevole attività della lettura e se c’è una cosa che ho imparato e che in questo, come nella vita, è importante avere una propria opinione sulle cose anche quando questa può risultare impopolare o controcorrente.

Nel mio caso, iniziando la lettura di “Tenera è la notte” mi scontro con un mostro sacro quale è Fitzgerald, e senza paranoie di nessun tipo posso affermare a voce alta che NON MI è PIACIUTO PER NIENTE.
E’ stata “la notte” più interminabile della mia vita, fatta da chilometri e chilometri di noia. La storia si incentra, quanto meno nella prima parte, sulle vicende di una giovane attrice, Rosemary, che nel bel mezzo della sua carriera fa capolino nella spiaggia esclusiva della riviera francese affascinata da un gruppetto di americani più grandi di lei, tra i quali spiccano le figure dei coniugi Nicole e Dick Diver, i quali sono il vero e proprio polo di attrazione del gruppo e per chiunque entri nel loro raggio d’azione. L’atmosfera di feste sfavillanti e macchine luccicanti ricorda molto “il grande Gatsby” ma è, a parer mio, lontano per tutti gli altri aspetti dalla grandezza di quel romanzo.

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La prima parte della storia si concentra interamente sull’educazione di Rosemary, sul suo ingresso in questa comunità e sulla descrizione della perfezione della coppia dei Diver. Nella seconda parte vedremo tutti i miti costruiti nella prima crollare, in primis la facciata della felicità coniugale e in secondo luogo della comunità stessa in cui è inserita. Qui vi è molto di autobiografico in quanto è presente un parallelismo con la società del primo dopo guerra di cui Fitzgerald fa parte.

Una società fondata sulla costruzione dopo la rovina che appare in ripresa ma che cela sotto le macerie ancora insicurezze, paure e fragilità. Dell’autore non troviamo solo riferimenti al contesto in cui vive ma un più profondo parallelismo che verrà fuori a metà libro, quello tra Nicole e l’amore della vita di Fitzgerald Zelda, entrambe affette da malattie mentali. Gli spunti per tematiche interessanti non mancano e anche la trama di fondo potrebbe non risultare così banale, il problema è che non è stata sfruttata al massimo. Abbiamo la sensazione di avere i personaggi principali distanti, i rapporti interpersonali non abbastanza approfonditi come quello tra Rosemary e Dick Diver superficiali e privi di fondamento e per di più tutto è raccontato con uno stile nebuloso, molto lento e difficile da seguire.

Troppi salti temporali, flussi di coscienza e allegorie staccate da tutto il resto.
L’impressione è che si cerchi di temporeggiare lasciando il lettore fuori da qualche importante verità e in attesa di una svolta che temo avvenga in maniera fin troppo tardiva.
Nel complesso fa parte di quei romanzi particolari e di non facile interpretazione, per i quali bisogna avere quindi una certa predisposizione d’animo e tanta tranquillità nella propria vita per provare a stargli dietro.
Purtroppo non è stato questo il mio caso, ma lascio comunque in wishlist “Belli e dannati” per dare un ulteriore possibilità al mio amico Francis che mi aveva così stupito con Gatsby!

Giorgia

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Giuliana Piazzese

Palermo

Viaggio sola, e anche in compagnia, zaino in spalla o con la valigia, in ostello e pure in albergo. Insomma viaggio, lavoro da remoto e mangio tanto! E te lo racconto qui.

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