25 Novembre: Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Sembra strano “specificare” chi non dovrebbe subire violenza, in questo momento storico nel quale la violenza purtroppo ce la ritroviamo servita per cena, sotto forma di Tg e racconti di guerra. Come se ci fossero persone più o meno meritevoli di violenza. Inutile rispondere no?
Oggi però visto il tema della giornata vorrei fare due chiacchiere riguardo un tipo di violenza un po’ più sottile, meno evidente e che spesso non viene neanche vista da chi ci circonda: la violenza psicologica.
E’ difficile da percepire, chi ne è vittima difficilmente si rende subito conto di ciò che sta accadendo, dei meccanismi che si sono venuti a creare. Per tenere una persona “schiava” di questo sistema, spesso non servono neanche le botte. E’ come un ragno che tesse una tela, tu ci rimani invischiato e anche se provi a muoverti e ribellarti non ne verrai fuori facilmente. Sicuramente non da solo.
Solitamente la persona che attua questo metodo fa leva sui nostri punti più vulnerabili: un senso di colpa, il sentirsi inadeguati, mai abbastanza per qualcuno o qualcosa, una sofferenza passata e mai guarita, la mancanza di una figura di riferimento. E lui lo sa. Sa dove andare a colpire. Quando proverete a risalire dalla tela arriverà un bel colpo alla schiena, senza preavviso, e vi ributterà giù. Intanto passano i giorni, i mesi, senza che ve ne rendiate conto.
Ma ve ne renderete conto. Succederà quando dentro di voi ci sarà una vocina che sussurra “Ti prego, fa che mi lasci, fa che mi liberi senza doverlo affrontare perché sicuramente non ce la potrei fare”
E probabilmente è vero, non ce la si fa. Non da soli.
Questo è il momento di chiedere aiuto, quando la vocina comincia a diventare un pensiero costante, quando solo stare accanto o sentire la voce del nostro “padrone” rende nauseati, instabili, nervosi, impauriti – quello è il momento di chiedere aiuto e di farsi aiutare da chi davvero ha i mezzi per farlo.
Per questo esistono i terapeuti. Perché mamma, sorella, amiche, amici, cugini non sono professionisti, loro sono il porto sicuro nel quale tornare.
Cosa fa il terapeuta? Innanzitutto ci fornisce degli strumenti, di volta in volta più complessi, per capire, analizzare e mettere in moto dei pensieri inversi. Ci insegna ad utilizzarli anche in sua assenza, quando ci troviamo da soli con il problema, faccia a faccia. E piano piano, ognuno con il proprio passo, ritroviamo il cammino o ne scopriamo uno nuovo. Succede che all’improvviso riusciamo a liberarci dalla tela, da soli ma non davvero da soli.
E quando ti liberi dalla tela che succede? Resti solo? No.
La terapia non finisce con la soluzione di un problema, è un percorso, una strada fatta di salite e discese, di momenti bui dove avrai bisogno di tutta la tua forza e costanza per andare avanti, e di momenti felici dove ti sentirai così leggero da non riuscire a respirare.
La violenza psicologica è schifosa tanto quanto quella fisica. Sono lividi che nessuno può vedere ma che molti non fanno altro che “stuzzicare” ogni volta che sentirai criticare la tua relazione, ogni volta che sai che hanno ragione ma in fondo…loro che ne sanno? Che ne sanno che sei invischiata e non puoi muoverti? Che vorresti ma avresti bisogno di qualcuno che tagli quelle bave appiccicose e mortali, e nel frattempo un pezzettino di te si spegne ogni giorno.
Il terapeuta lo sa. Quello bravo. Come si trova? Beh in questa occasione vi posso dire che ci sono tanti centri anti-violenza a disposizione delle donne che subiscono abusi, ma in generale vi consiglio di affidarvi a dei professionisti che godono di una buonissima fama, di non cercare a casaccio e tantomeno al risparmio. Non fidatevi di chi vi vende sedute di psicoterapia come se fossero coupon sconto per la palestra.
Un ottimo metodo, se nessuno dei vostri cari può aiutarvi con il contatto fidato, è informarsi nelle scuole di formazione, dove i docenti sono spesso i migliori psicoterapeuti che trovate nelle vostre città.
E no, andare in terapia non significa necessariamente assumere farmaci. E neanche essere pazzi. Significa volersi bene.
Anzi no, amarsi alla follia!
Vi lascio il contatto di una delle migliori scuole in assoluto: www.gestalt.it – fatene buon uso. Amatevi.