La libreria di Giorgia: Tre camere a Manhattan

[Piccola Introduzione] Lei è Giorgia, quella che ogni volta mi fa venir voglia di aprire un libro diverso. Che riesce ad estrapolare le citazioni più belle dalla sua ultima lettura e mi costringe ad esclamare “Ok, devo avere questo romanzo!”. Così qualche giorno fa le ho chiesto se le sarebbe piaciuto avere un piccolo spazio su Inciampando, per far appassionare un po’ anche voi alle sue letture, tra recensioni e liste di testi immancabili. Sono sicura che vi piacerà moltissimo, però voi ditemelo lo stesso cosa ne pensate!

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Ogni domenica mattina, nel cuore di piazza Marina a Palermo, viene allestito alla buona un mercatino dell’usato dove si può trovare un po’ di tutto.
Chincaglierie luccicanti, ninnoli che richiamano alla memoria ricordi d’infanzia, oggetti dalla dubbia provenienza, occasioni vintage imperdibili e quello che è più importante per il librofili come me; tantissimi libri a prezzi stracciati.

Proprio in questo angolo di paradiso, tra le tante bancarelle cariche di tesori di carta, ho scovato “Tre camere a Manhattan” di Georges Simenon in una bellissima edizione Adelphi.
I più conoscono Simenon come colui che ha dato vita, nei suoi innumerevoli romanzi gialli, alla figura del commissario Maigret e lo stesso valeva per me.
Quando ho visto spuntare tra i vari tomi questa bella copertina azzurra, ho deciso alla cieca di acquistarlo, dando per scontato che mi sarei trovata davanti ad un avvincente giallo, non potevo cadere più in errore di così.

tre camere a manhattan georges simeon
Questo è uno dei suoi pochissimi scritti che non hanno niente a che vedere con il genere in questione bensì è un romanzo, come ha dichiarato lo stesso autore, “scritto a caldo”, parallelamente alle sue vicende sentimentali autobiografiche.
Egli esplora nel modo più profondo e introspettivo, con periodi brevi ed incisivi, le tematiche che ruotano attorno ad una relazione amorosa e lo fa ponendo l’accento su due aspetti non comuni: l’abbandono e la solitudine che deriva da questo.

Entrambi i protagonisti per tutto il romanzo resteranno schiavi di questi sentimenti.
Kay e Francois sono i falliti per eccellenza: lui, attore caduto in disgrazia, lasciato dalla moglie per un uomo più giovane; lei, non ha amici né famiglia, non ha un lavoro né particolari ambizioni, non ha carattere o bellezza dalla sua parte. Si incontrano in una fredda notte Newyorkese, per caso, in un pub qualunque. Si apprestano a vivere la classica avventura di una notte, pingue consolazione per la tristezza delle loro vite.

Insomma non decisamente una trama all’apparenza particolarmente intrigante. Invece no, Simenon è capace di partire dal nulla per dar vita all’alba di un grande amore e nel farlo passa, in sole tre notti, attraverso le fasi più intense di questo. Ci trascina quindi all’interno di un vortice di passione, turbamento, gelosie riuscendo a trasformare un banale amplesso in un soffio leggero sulla nuca. Ci guida per una Manhattan notturna, ci fa percepire l’odore della pioggia sulle strade asfaltate, le luci pesanti di uno squallido bar e il tanfo di whisky e moquette scadente di un motel da quattro soldi che farà da scenario alla prima notte d’amore di Kay e Francois.

Ho impiegato 181 pagine per capire cosa abbiano trovato questi due amanti alla fine nei vicoli di una città addormentata e forse me lo sto ancora chiedendo. Nel dubbio, visto che non sono riuscita ad incontrare Maigret, ho già acquistato il mio secondo Simenon rigorosamente al mercatino della domenica.

“Lui ancora non sapeva che cosa fare, che cosa sperare. Guardava dritto davanti a sé con occhi torvi, e lei gli camminava accanto rispettando per la prima volta il suo silenzio. Alla lunga, quella marcia silenziosa nella notte andava assumendo l’andatura solenne di una marcia nuziale, e se ne rendevano conto tutti e due, tanto che si stringevano di più l’uno all’altro, non come due amanti ma come due esseri che dopo aver vagato a lungo nella solitudine avessero finalmente ottenuto la grazia insperata di un contatto umano.
Anzi, non erano neanche più un uomo e una donna. Erano solo due creature, due creature che avevano bisogno l’una dell’altra.”

Giorgia.

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Giuliana Piazzese

Palermo

Viaggio sola, e anche in compagnia, zaino in spalla o con la valigia, in ostello e pure in albergo. Insomma viaggio, lavoro da remoto e mangio tanto! E te lo racconto qui.

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